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Il piacere è sacro

Gli anni in cui ho iniziato ad occuparmi professionalmente di sessualità sono stati densi, colmi di esperienza e molto determinanti.
Non sempre mentre viviamo momenti simili siamo pienamente consapevoli dell’impatto che questi avranno sulla nostra vita, sia interiore che esteriore.
Così è stato per me: mentre viaggiavo, leggevo, incontravo sciamani di varie culture, mi relazionavo, amavo e vivevo, non sapevo di maneggiare quell’humus fertile che avrebbe poi favorito elaborazioni e guarigioni importanti, fertilizzato il mio libro dedicato all’ombra femminile¹, nutrito i miei contenuti e strumenti professionali.

 

 

Il piacere è sacro.

Non è solo il titolo di questo mio articolo; è prima di tutto il titolo di un libro² di Riane Eisler, autrice di origini austriache.
Il sottotitolo di questo libro – intenso, coraggioso e pieno di speranza – nella sua prima edizione (1996) era: Il mito del sesso come purificazione. Ne suggerisco vivamente la lettura: per me è stato un netto spartiacque tra un prima e un dopo.

L’eccezionale lavoro di Eisler si basa sull’imponente studio di testi storici e antropologici, ma soprattutto sulle ricerche dell’archeologa lituana Marija Gimbutas.
L’epoca – e l’esperienza antropologica – che alcuni contesti culturali definiscono come matriarcato viene qui approfonditamente studiata da Eisler e rinominata con il neologismo gilania³, ovvero un tempo, rimosso e dimenticato più che particolarmente lontano, in cui le nostre vite poggiavano su fondamenta umane molto differenti da quel che noi oggi sperimentiamo – un tempo di cui sentiamo una profonda e fortissima nostalgia, anche se non ben definita.


Riane Eisler                                           


 Marija Gimbutas

Secondo queste ricercatrici nella nostra protostoria (4) è esistito un tempo gilanico, ovvero un modello sociale basato sulla mutualità (5), pervaso dall’esperienza del sacro e della collaborazione, in cui erano possibili relazioni armoniose e potenzianti tra il maschile e il femminile, in cui l’incontro sessuale era vissuto ed esperito come una preziosissima porta di accesso al sacro, nella sua forma più alta, persino spirituale.
Nelle società gilaniche la ciclicità della Natura in ogni sua forma era osservata, ritrovata, contemplata e sacralizzata nelle espressioni del corpo umano e soprattutto nel corpo femminile.

    

Questo modello sarebbe stato possibile e attuabile prima che arrivassero le invasioni dei popoli indoeuropei, invasioni che portarono violenza, distruzione e separazione, l’invenzione del dio maschio e della sopraffazione, le dominazioni e le guerre di conquista per qualche lembo di terra in più.

Agli albori della nostra civiltà europea queste invasioni indoeuropee avrebbero infestato anche le profondità del nostro mondo immaginale e archetipico, religioso e spirituale instillando l’idea perniciosa del peccato e dell’impurità, del dominio e del possesso, della necessaria sopraffazione del maschio sulla femmina, generando gravissimo dolore e separazione, non solo nella nostra sfera sociale e relazionale, ma anche nel nostro vissuto interiore – e sessuale.
Questa logica di dominio, infatti, avrebbe coinvolto inevitabilmente anche il nostro vissuto interiore di tipo sessuale, portandoci a considerare e percepire i nostri corpi come merce di scambio, di possesso, di affermazione e di potere, trasformando la piena esperienza erotica in banale pornografia.

Come scrive Eisler:

Più e più volte ritornai a quel profondo desiderio umano di connessioni, di legami forgiati dall’amore e dalla fiducia, mediante la sessualità e la spiritualità. (…) Gradualmente cominciai a comprendere che questo nesso tra sessualità e spiritualità, non era accidentale, ma ha in realtà radici antichissime”.

La consapevolezza di questo tempo gilanico insito nella nostra cultura occidentale ci indica un ponte – intuitivo e confortante – non solo verso le nostre migliori radici antropologiche, ma anche verso le esperienze orientali proprie di Taoismo e Tantrismo, filosofie di vita intrise di sapienze energetiche e sessuali che riconoscono da millenni le potenzialità – fisiologiche, emotive, energetiche e spirituali – insite proprio nell’esperienza sessuale.

E’ possibile guarire ferite profonde e lontane portando alla consapevolezza tutto questo, soprattutto se e quando avessimo segni e sintomatologie appannaggio di organi deputati al piacere, alla comunicazione e all’energia potentissima di tipo sessuale; soprattutto se e quando avvertissimo in noi germi di separazione e di dolore espressi attraverso il corpo e le sue relazioni più intime – amorevoli, sessuali, genitoriali e filiali.

Il piacere è sacro.
Si, il piacere è infuso nel nostro corpo, con immenso amore e illimitata sapienza.
Il piacere è un dono inestimabile e disponibile da sempre, da subito (6);
è bellezza, sacralità, leggerezza, gioia e potere creativo, da sempre, da subito.

Il piacere, sia sensoriale che sessuale, dovrebbe essere il canale preferenziale, il volano, il trampolino di lancio che, a partire dalla nostra incarnazione, potrebbe proiettarci verso esperienze più sottili, elevate, amorevoli, animiche e spirituali, esperienze a cui uomini e donne possono accedere mediante l’energia che scaturisce dai loro corpi e di cui l’anima si serve per fare esperienza incarnata.

Il piacere è insito nell’esperienza umana, ma non sempre viene spontaneamente ricercato e prescelto: troppo spesso, per condizionamenti, credenze, sensi di colpa, punizioni e distorsioni emotive di vario tipo, reiterate da millenni, al piacere anteponiamo e preferiamo diverse forme di dolore.

Dovremmo proteggere, incoraggiare e rafforzare l’uso intuitivo e spontaneo della piacevolezza – fisiologica, sensoriale ed emotiva – per direzionare le nostre scelte, soprattutto quelle più immediate e quotidiane.
Se fossimo armoniosamente sostenuti nella nostra spontanea ricerca di piacevolezza, ci affideremmo totalmente all’intuito – e con scarsi margini di errore – per scegliere i cibi e l’attività fisica a noi più salutari, la professione e le esperienze più vivificanti, le amicizie, le relazioni amorose e sessuali più nutrienti, persino i pensieri e le emozioni più vitalizzanti per noi.
Se fossimo connessi con armonia al nostro piacere, il nostro benessere sarebbe molto più accessibile e per stare bene non avremmo bisogno di ricorrere a figure intermediarie come terapeuti, psicologi, dietologi, coach, farmaci, etc..

Con queste parole non intendo affatto inneggiare a forme vuote di edonismo o utilitarismo, all’egoismo sfrenato di chi mette il proprio piacere sensoriale al di sopra di tutto e tutti, al di sopra del rispetto verso l’altro così come verso i propri intenti più preziosi e animici, posti ben oltre il piano sensoriale e sessuale.
Intendo ricordarci a vicenda che se sapessimo riconoscere gli invalidanti condizionamenti e tutti gli inutili filtri che ci separano dal nostro piacere, gusteremmo in modo immediato e spontaneo la gioia e la pienezza del vivere.
..e non solo in ambito strettamente sessuale.

Lasciare che anche l’energia sessuale e il piacere scorrano fluidi nella nostra vita, significa trovare risorse e vitalità inimmaginabili e insondabili, energie preziose per creare ogni giorno l’opera d’arte del nostro vivere – come ben sa chi approfondisce e pratica le arti taoiste e tantriche.
Lasciare che l’incontro sessuale, amoroso, profondissimo e creativo si esprima con gioia e profondità, significa generare, dentro e fuori di noi, vitalità e pienezza.

Nel suo romanzo “1984” George Orwell ha previsto un’epoca in cui un “ministero della Verità” avrebbe rimodellato ogni idea e riscritto tutti i libri per adattarli alle esigenze degli uomini di potere. Ma la cosa tremenda è che non si tratta di un’eventualità futura. È già successo molto tempo fa, quasi ovunque nel mondo antico (7).

È necessario, ora, ritrovare consapevolezza e tracce di questi ricordi d’armonia.
È necessario, ora, spostare il nostro sguardo verso strade più umane, amorevoli e gilaniche.

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Mi occupo di Medicina Tradizionale Cinese e di Sessuologia.

Se desideri conoscere meglio la mia professione
puoi consultare il mio sito: www.simonazannoni.com
oppure scrivermi: info@simonazannoni.com

Mi trovi a Monticelli Terme (Parma)
oppure online

Buon cammino!
Simona

 


1 – S. Zannoni, Lilith, l’ombra del femminile, Ed. Youcanprint, 2016.

2 – R. Eisler, Il Piacere è sacro. Il potere e la sacralità del corpo e della terra, dalla preistoria a oggi, Ed. Forum, 2012

3 – Il termine gilania nasce congiungendo i due termini greci gynè e anèr – ovvero le parole “donna” e “uomo” – con la lettera “l” usata per la sua natura filologica legante (link in inglese) e liberatoria (lyo in greco). Questo termine intende indicare tutta una serie di strutture sociali diffuse in un ampio territorio in cui vi era parità tra i sessi e assenza di conflittualità – legata al genere, alla proprietà e al potere in genere – tra i suoi componenti e le altre culture circostanti.

4 – Periodo di tempo preistorico che si colloca tra il 10.000 e il 3.500 A.C.

5 – Per “mutuale” si intende un modello antropologico basato sul potere di attuazione creativo e rigenerante della vita stessa, ispirato al concetto di unione ed equilibrio, tipico dei movimenti naturali e cosmici.

6 – Da subito godiamo del contatto con la pelle di chi ci ama e ci protegge, amiamo attraverso gli odori e accogliamo la vita succhiando l’essenza e il nutrimento di nostra madre; da subito godiamo dei suoni che ci risvegliano dai silenzi tenui dell’acqua e godiamo della luce del sole e dei sorrisi intorno a noi. Molto presto incontriamo il piacere intensissimo e potente dei nostri genitali, e quel piacere è accessibile e meraviglioso come il contatto della pelle, come gli odori, i suoni e i sapori di chi amiamo, come la luce del sole.

7 – R. Eisler, Il calice e la spada. La civiltà della grande dea, dal neolitico ad oggi, Ed. Forum, 2011

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