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Il giro di boa

​Celebro
e condivido anche così
il mio giro di boa*.

Perché arriva, si, il tempo, ed è concreto, reale, corporeo:
è il tempo in cui intravedi e poi nuoti tutto intorno alla boa.
La tua boa, quella che sapevi sarebbe arrivata, prima o poi,
la stessa che appare in superficie,
ma che tu continui a sentire in profondità
solo a tratti raggiungibili.

A nuoto, da sola, tra diverse correnti
– fredde, fresche, tiepide –
mi sono spinta molto in là,
ben oltre lo spazio/tempo confortevole
del nido amorevole che mi ha accolta,
per tanto tempo, tempo caro.
Sono stata ricacciata via da quel nido,
poco importa quanto e se lo volessi,
mi son ritrovata in mare aperto,
senza saper nemmeno riuscire a ricordare,
sempre e bene,
come si facesse a nuotare.

​Rimanere a galla, sola, nelle correnti,
tra il terrore e l’amore immenso per la profondità del mare.
Ho nuotato per mesi: 
pochi tronchi, nessuna zattera e nessun orizzonte in vista.
Ho incontrato pesci e pesciolini, 
rifiuti umani e alghe vischiose che richiamavano giù.

Finché è apparsa lei, la boa.
Mi aspettavo di raggiungerla in occasione di date ricorrenti, 
in passaggi scanditi da chissà quale calendario.
Invece no.
L’unico riferimento ciclico arriva dal mio corpo, 
come sempre,
dal mio ciclo ormonale che sostiene, incoraggia,
fluisce nelle mie correnti interiori,
e sa come sancire il tempo del passaggio.

È il momento di tornare a casa.

..e solo il Cielo sa 
quanto io sia fiera di essere arrivata fino qui
senza aver cercato scampo, ripari fortuiti, ripieghi dissonanti.
Nessuna zattera o salvagente,
nemmeno il bisogno di odiare,
nemmeno il bisogno di chiodi schiaccianti,
nemmeno il bisogno di palliativi 
per ubriacarmi, distrarmi o portarmi via,
in luoghi e tempi disperdenti.
Sono rimasta sola in mezzo al mare, 
sapevo sarebbe arrivata la boa intorno a cui ruotare.
Sapevo che solo così, incontrando e oltrepassando lei, 
avrei potuto tornare verso casa.

Lì, ora, ruotando intorno alla boa, lascio e cedo tutto:
la bellezza come la fatica vissute,
la gratitudine come il peso vissuti.
Lascio andare, lì, nelle correnti più profonde,
affinché il mare trasformi e rinnovi.

Sulle sponde del fiume Piedra
mi sono seduta e ho pianto


Qualche minuto per osservare, per onorare,
per ringraziare, per augurare il bene.
Si. 
Ma io ora torno verso casa.

* Qui si intende un giro di boa simbolico, senza la minima intenzione
di urtare la sensibilità di chi, comprensibilmente,
sostituisce questa mia immagine 
con i naufragi terribili e tutt’altro che simbolici
​del nostro tempo, nei nostri mari.

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